Dopo l'ampia trattazione fatta qualche tempo fa nel topic Non sei autorizzato a visualizzare i link.
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Login Circostanze particolari calabria mi hanno suggerito uno spunto per un aggiornamento e completamento dello stesso in relazione a quelle che sone le traiettorie dei pesci. Sperando di non annoiarvi......
Approfittando del clima relativamente mite di qualche giorno fa, all’uscita da scuola “libero” i bambini nel parco antistante e mi siedo, a mò di pensionato, su una panchina.
Osservavo i miei e tutti gli altri pargoli correre, come uno sciame d'api, verso i due cancelletti situati sullo steccato in legno posto a recinzione dell'area giochi. Una sorta di gara a chi per primo varcava la soglia e si appropriava del gioco conteso. Alcuni di loro, invece, cercavano di scavalcavare lo steccato, non sempre con successo. Sarà che l’astinenza da pesca a volte mi gioca dei brutti scherzi o, come dice mia moglie, il mio cervello si è ormai trasmutando in cervello da pesce, ma di punto in bianco nella mia testa tutti quei bambini hanno assunto le fattezze di pinnuti di varie specie. Non vi allarmate, non sono ancora a livelli patologici, i pargoletti non impersonavano nell'immaginario prede da catturare, l’aspetto rilevante riguardava i loro movimenti, le loro traiettorie per giungere agli agognati scivoli, altalene ecc. In sostanza ho immaginato il percorso dei bambini come quello delle nostre prede per giungere sul luogo di mangianza. Alla pari dello sciame di bimbi, i branchi di pesci si dirigono verso ciò che è di loro interesse. Il loro percorso è sbarrato dallo steccato che, per i pinnuti è rappresentato dall’ultimo frangente, barriera esterna posta a mò di frontiera. L'unico modo per accedere è passare attraverso i cancelletti che nell'ambiente marino sono rappresentati dalle interruzioni presenti sul frangente ovvero quelle che in gergo vengono definite finestre. Non tutti i bambini, come ho detto, seguivano la via più facile, quella dei cancelli. Alcuni cercavano di scavalcare lo steccato ma non tutti ci riuscivano e quindi ripiegavano verso i varchi convenzionali. Ma se non vi fossero stati i cancelletti, in quanti avrebbero superato lo steccato?
Tutta queste allegorie e paragoni per cercare di spiegare nella maniera più elementare quello che si verifica o, quantomeno, si pensa si possa verificare, in mare durante una mareggiata e nelle fasi marginali della montata e della scaduta.
Abbiamo il moto ondoso che smuove il fondale scoprendone organismi, anellidi e quant’altro di commestibile ci possa essere. Pescettame e grufolatori vengono attratti da questo banchetto e, al loro seguito, arrivano i predatori stimolati a loro volta. Questo, in parole povere, è quanto avviene in condizioni propizie e rappresenta la catena alimentare. Però, proprio come succede ai bambini, anche per i nostri amici pinnuti raggiungere le zone di pascolo può non essere semplice e scontato. Il primo ostacolo è rappresentato, come si diceva, dall’ultimo frangente, quello più esterno. Cos’è un frangente? E’ un’onda, una cresta schiumosa che si forma durante il percorso della massa d’acqua verso riva. Perché avviene ciò? E’ un discorso molto complesso che tira in ballo leggi fisiche ma vediamo di riassumerlo velocemente. Il mare, anche se smisurato, deve avere ed ha i suoi equilibri, le sue compensazioni altrimenti deborderebbe come l’acqua di una diga a cui non vengono aperte le chiuse nei momenti di piena. In mare però non c'è un'alimentazione idrica ma un movimento costante dell’acqua, dal largo verso riva per via delle correnti innescate dai venti e dalle fasi di marea (corrente primaria) ed un movimento opposto, anche se di minore intensità da riva verso il largo (corrente secondaria o di ritorno). Quando la massa d’acqua si mette in movimento con particolare forza e volume, dirigendosi verso la terraferma, va incontro al naturale abbassamento del fondale, sempre più pronunciato man mano che si avvicina verso la battigia. Quando la profondità è così bassa da non riuscire più a contenerne il volume, ecco che l’acqua si solleva e va a formare la cresta, o frangente o onda che dir si voglia. E’ calcolato che il fenomeno si forma quando la massa d’acqua ha un’altezza superiore al doppio rispetto alla profondità del fondale. In sostanza, se ci troviamo in uno spot che in condizioni di mare calmo ha una profondità di un metro, il frangente si genera quando la massa d’acqua in arrivo supera i due metri d’altezza. Naturalmente questo non significa che l’onda generata sarà di due metri ma della misura pari al surplus d’acqua non assorbito. Da questo si può capire perché le spiagge basse vengono definite a bassa energia e quelle profonde, viceversa, ad alta energia: il termine è in rapporto alla capacità di assorbimento della massa d’acqua da parte dello spot. Questo è quanto noi vediamo in superficie, ma cosa avviene sul fondo marino? Il movimento della massa d’acqua, abbiamo detto, smuove la sabbia scoprendo i vari organismi ma la sabbia sollevata, ad un certo punto si rideposita sul fondo creando un cordone che si va a compattare ed a generare, in quel punto, un innalzamento del fondale. Questo fenomeno determina lo stabilizzarsi del frangente: ecco perché vediamo la cresta schiumosa formarsi sempre alla stessa altezza. Procedendo dal largo verso riva possiamo avere più di un cordone. Giusto per fare un esempio stupido, facciamo finta di osservare un pezzo di ondulato di quelli usati per le coperture, messo per terra in orizzontale: i dossi rialzati rappresentano le formazioni sabbiose depositate sul fondo (frangenti), le cunette concave invece rappresentano i così detti canaloni paralleli. Naturalmente la distanza fra due gobbe (frangenti) successivi deve essere tale da permettere la formazione di un canale abbastanza ampio, tale da consentire il movimento dei pesci ed il posizionamento dei nostri calamenti al suo interno. Ciò è quanto possiamo vedere in “orizzontale” ma c’è anche l’altro verso, quello “verticale”. Ritorniamo alla storiella dello steccato e degli accessi. Può capitare che il frangente esterno sia uniforme senza soluzione di continuità e senza interruzioni (ovvero lo steccato senza cancelli). Può sembrare strano ma i pesci, soprattutto il pescettame ed i grufolatori non si avventurano nell’attraversamento del frangente. Fanno esattamente come i bambini che scelgono di entrare attraverso il cancelletto. In pratica vanno a cercare un’interruzione del cordone esterno, un varco che, come abbiamo visto, viene chiamato finestra. La finestra in sostanza corrisponde ad un tratto di fondale con maggiore profondità e generalmente coincide con il c.d. canalone perpendicolare (la prospettiva verticale del fondale). Il canalone perpendicolare può essere più o meno esteso in larghezza e può continuare o meno fino alla battigia. Esso raccoglie il surplus d’acqua e di organismi provenienti dai canali paralleli ed allo stesso tempo alimenta lateralmente questi ultimi creando uno scambio tra linee verticali ed orizzontali.
In mancanza di finestre l'unico accesso possibile è in prossimità dell'inizio e della fine dell'unico frangente. Pare invece che alcuni predatori, in assenza di ingressi, si cimentino nello scavalco del frangente esterno. Ho messo il dubitativo in quanto la pesca non è una scienza ma un insieme di esperienze, constatazioni di fatto e, a volte riscontri obiettivi quindi tutto può essere messo in dubbio. Pertanto, in mancanza di verifiche scientificamente inopinabili ci dobbiamo affidare alle constatazioni di fatto ed all'esperienza per avere la riprova della bontà di queste teorie. Abbiamo sempre sostenuto che nella pratica del surfcasting la fase di preparazione della battuta ha un' importanza primaria ai fini del risultato. Come abbiamo già visto in altri topic che si sono occupati di questo argomento, vi sono alcuni punti ben precisi davanti ai quali posizionare le nostre canne e dentro cui depositare le nostre esche. Statisticamente parlando è stato riscontrato che l'assenza delle sopracitate finestre rende la mareggiata sterile o, quantomeno, molto avara di riscontri positivi. I nostri amici pinnuti, proprio come i bambini, transitano dalle finestre e si distribuiscono lungo tutta la zona soffermandosi sui punti che garantiscono maggior apporto nutritivo. Quindi, a rigor di logica, dobbiamo porre al primo posto delle nostre preferenze proprio la finestra e le sue immediate vicinanze essendo questa il passaggio obbligato. Le altre zone da preferire sono il/i canaloni perpendicolari in quanto formano una specie di autostrada fra la finestra e la battigia. Esso rappresenta un polmone, una sorta di miscelatore con gli altri settori oltre a costituire un'oasi per i nostri calamenti. Questo settore è da sondare tutto, dalla battigia fino alla massima distanza raggiungibile. Le altre zone di nostro interesse sono rappresentate dai canaloni paralleli ovvero le zone concave dell'esempio dell'ondulato. Come facciamo ad individuare tutti questi settori? Non sempre il mare è di facile interpretazione. Diciamo anzitutto che negli spot ad alta energia non sono quasi mai visibili. Nelle spiagge a bassa energia almeno uno dovremmo individuarlo. La cosa migliore sarebbe prendere visione della spiaggia e del moto ondoso da una postazione rialzata e perdere qualche minuto in un'attenta osservazione. Se abbiamo la fortuna di individuare tutti questi elementi, il punto migliore è rappresentato dall'intersecazione fra la finestra ed il canale parallelo più esterno. Tante volte però questo punto magico non è a portata di canna. Diciamo che un pescatore dotato di buona tecnica può sperare di posizionare la propria esca fra i 70 e gli 80 metri. Quando le distanze sono proibitive allora ci concentreremo sui canali paralleli più vicini o sul canalone perpendicolare. Può anche capitare che vi sia una totale mancanza di accessi. In questo caso o si lancia oltre il frangente esterno sperando che oltre quel cordone ci siano i nostri amici pinnuti in coda in attesa che si apra qualche varco oppure ci si va a posizionare nei pressi di una delle due estremità di questo frangente esterno, anche se ciò può comportare uno spostamento di centinai di metri dal nostro accesso allo spot. Ad ogni modo, pescando con due canne, numero che per me è l'ideale per una razionale e non affaticante gestione della battuta, avremo modo di sondare il canalone perpendicolare per la sua lunghezza e tutti i canali paralleli. Come dicevo prima, in mancanza di verifiche obiettive quali un documentario subacqueo, che peraltro risulterebbe difficoltoso in condizioni di acqua opaca e mare mosso, bisogna basarsi sulle statistiche. Se un certo numero di battute a surf ci dicono che in mancanza di accessi il pesce è pressochè assente e se, viceversa, in presenza di finestre, il pesce viene catturato in prossimità di queste o dentro i vari canaloni, mi pare che la teoria possa essere attendibile. Ovviamente non aspettiamoci di trovare di fronte a noi, una volta arrivati in spiaggia, una foto digitale con tanto di frecce indicatrici e pallini di riferimento. Anche queste cose, nel surf, si sviluppano con l'esperienza. Allo stesso modo potremo avere una visione non molto chiara o addirittura in movimento: ecco perchè ribadisco sempre di arrivare con il chiaro e perdere qualche minuto nell'osservazione.
Uno dei miei schifodisegni (poco) esplicativi
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