PESCA NEI PORTI

Ogni porto ha la sua storia, la sua età, la sua morfologia, la sua estensione e una marea di altre caratteristiche che li diversificano l’uno dall’altro; è quindi difficile fare un discorso generico ma, in ogni caso esistono alcuni pesci quali, cefali, spigole, ghiozzi, gronghi, anguille, triglie, acciughe, sardine, boghe, aguglie ed alcuni sparidi che trovano il loro habitat preferito proprio all’interno dei porti.

Ma il fattore che più sbalordisce è che oltre ai suddetti pesci, in alcuni casi è possibile fare tutta una serie d’incontri a dir poco inusuali; ed ecco allora, le ricciole, i dentici, le lecce, le cernie, la palamite, vari tipi di labridi e così via.

Questa stragrande varietà di specie ittiche che è possibile incontrare all’interno dei porti durante i vari periodi dell’anno ci induce subito ad affermare che i tipi di pesca praticabili sono molteplici, dalla pesca a fondo, con o senza pasturazione, alla pesca all’inglese ,allo spinning, ecc., credo che proprio questa caratteristica sia una delle motivazioni che spinge numerosissimi pescatori sportivi a trascorrere piacevoli momenti di pesca sulla varie banchine esistenti all’interno dei porti, nonostante le limitazioni, più meno giuste, impartite dalle Autorità competenti.

Riepilogando quindi all’interno dei porti si può attuare la pesca a fondo, a spinning e all’inglese; inoltre, sono tantissimi quelli che si dedicano alla pesca dei polipi proprio sotto le banchine con tecniche specifiche..

La pesca esercitata nelle aree portuali non richiede di costose attrezzature e riserva tante sorprese durante tutto l’ anno. Numerose specie di pesci scelgono nel porto, in una zona in cui trovano una ricca alimentazione. Praticando la pesca nei porti, stiamo violando un decreto della legislazione italiana, punibile con sanzioni riparatorie; e quindi con multe molto salate.

LE PREDE

La preda molto presente nei porti e il cefalo, il più tradizionale abitatore di queste zone, anche perché è in grado di resistere a livelli di inquinamento piuttosto alti, il cefalo è il pesce più cacciato nei porti, dai pesci serra, le spigole, i barracuda, che fanno ogni anno grandi stragi. Un ‘altra preda, dalla carne molto pregiata, è la spigola, che vive cibandosi dei cefali. Anche il sarago è molto presente nei porti, ma in taglie molto piccole. Si possono pescare infine alcuni tipi di pesci a seconda della stagione, come mormore, triglie, ricciole, donzelle, tordi, cernie, lecce stelle, lecce, sgombri, sugarelli, aguglie, alose, pesci serra, Barracuda.

CANNE DA PESCA

Per la pesca in porto si può scegliere tra due tipi di canne: la prima, la canna col mulinello, leggera, abbastanza rigida e con una lunghezza variabile da 4 a 6 metri e mezzo, l’ ideale per pescare col galleggiante tutti quei pesci che si muovono a mezz ‘acqua. Il secondo tipo di canna è attrezzo molto robusto e pesante, lungo circa 3,5 o 4 metri, più rigido e con una spiccata azione di punta; questo secondo tipo si utilizza per pescare rasente le banchine, ove il fondale è profondo.

IL MULINELLO

Le doti principali del mulinello devono essere: la robustezza e la capienza della bobina che deve essere in grado di contenere almeno 250 metri di monofilo dello 0,30/0,40. Ovviamente la manutenzione di mulinelli è un elemento molto importante, poiché il sale può, alla lunga, corrodere; sarà quindi sufficiente sciacquare il mulinello periodicamente con acqua dolce.

GALLEGGIANTI

I porti sono i luoghi nei quali i galleggianti rendono di più, a causa della completa assenza del moto ondoso. Nei porti si usano galleggianti piombati di due tipi: il primo, semi cilindrico, si adatta bene alla pesca in superficie con lanci lunghi; dalla base piombata del galleggiante, si fissa semplicemente filo ed amo, senza aggiunta di piombi. Il secondo tipo di galleggiante piombato è quello usato per la pesca all ‘inglese (tecnica nata sui fiumi, ma usata anche a mare, soprattutto nei porti data la calma delle acque); questo galleggiante è fissato alla lenza solo in corrispondenza del gambo e contiene buona parte della piombatura della lenza stessa.

Eccezione, per quanto riguarda la piombatura, è quella che si prepara per la pesca del cefalo: in questo caso ci vogliono galleggianti molto sensibili e leggeri, data l’ abboccata di questo pesce, la più sensibile e leggera di tutte. Altri galleggianti, usati spesso nei porti, sono gli scorrevoli, ideali per pescare a grande profondità. Infine, per la pesca notturna, si possono usare galleggianti dotati di speciale astina luminescente.

MONOFILI E PIOMBI

I monofili per pescare saraghi, sgombridi, aguglie, donzelle, tordi; devono essere da 0.20/0.25mm. Invece per la pesca al serra, barracuda, grongo; dovranno essere cavetti d’ acciaio da 20-30 libbre.I piombi devono essere a pallino sferico, oppure torpilles.

ESCHE

Il porto ospita in innumerevoli specie di pesci, così esistono tanti tipi di esche. Bisogna considerare che ogni preda ha la sua preda, quindi sarà opportuno, ancora prima di piazzarsi sulla banchina, avere bene in mente quale tipo di pesce si vuole pescare e quindi applicare l’ esca adatta.

Gli ami, tranne che nel caso del cefalo (ami sottili), devono essere di buona resistenza e con un alto carico di rottura. Per quanto riguarda le dimensioni, anche gli ami, come i monofili, sono catalogati con numeri dallo 0 (il più grande), al 24 (il più piccolo); ami del 2 o del 3 sono adatti alla pesca al grongo o alla spigola; ami dal 14 al 16 vanno bene per la pesca al cefalo; infine, le misure dell ‘amo per piccoli pesci di porto vanno dal 12 al 14. Le esche spaziano dalle trance di sarde per i pesci predatori di taglia superiore al chilo, ai vermi americani, bigattini, coreani, saltarello ed il pane per i cefali.

A. Ci sono poi le esche specifiche, usate da pescatori che mirano ad un determinato pesce: i gamberetti sono l’ esca perfetta per le menole e più raramente per le spigole; i granchi e le cozze sono l’ esca preferita dall ‘orata; il filetto d’ acciuga per sgombri e sugarelli; il totano che è molto gradito da tutti i pesci.

TECNICHE DI PESCA CON IL VIVO

Una tecnica molto praticata nei porti è quella del vivo. Innescate in un terminale d’acciaio da 20 libbre, con 2 ami, un cefalo vivo dai 200 ai 400g lungo dai 12 ai 20 cm; oppure un calamaro vivo dai 100 ai 400g; il terminale verrà agganciato ad un galleggiante fisso, da 30 g; ed il galleggiante alla lenza madre. Vedrete che questa pesca vi darà molti risultati, perchè mentre per il trancio di sardina, il predatore può avere dei sospetti, con questa tecnica non ce li avrà più. Pensate che nel porto i serra ed i barracuda regnano sovrani, da maggio a settembre. Non è raro che ogni tanto vengano catturati esemplari di lecce da 15/20kg

PESCA CON IL GALLEGIANTE

Per questo tipo di pesca si può usare una canna fissa, lunga generalmente fino a 9 metri, sia bolognese, lunga fino a 6 metri. I monofili vanno fino ad un massimo di 0,16/0,18 metri; con questa attrezzatura si possono pescare cefali, spigole, saraghi, occhiate e salpe. Le piombature sono identiche a quelle usate in acqua dolce. Per quanto riguarda i galleggianti, in fondali di una certa profondità, si usano quelli scorrevoli.

PESCA ALL’ INGLESE

Tecnica nata in Inghilterra per acque dolci, si applica con buoni risultati anche in acqua marina, in zone dove il mare è poco mosso e la corrente è molto limitata. Per questa tecnica si usano galleggianti piombati e speciali fili autoaffondanti. Le prede possono essere cefali, saraghi, salpe, aguglie, occhiate e spigole.

PESCA A LEGERING

Evoluzione della pesca a fondo in acque dolci; qui il piombo non si trova sulla lenza ma è collegato ad essa con un finale; di qui l’ amoè direttamente collegato al cimino della canna, così da permettere ferrate pronte ed efficaci. Questo tipo di pesca è molto efficace nelle zone portuali ed anche sulle coste rocciose. Nel legering la preda più ambita è la spigola. Particolare di questa tecnica è il fatto che si può pasturare a fondo dove lavora l’ esca, essendo il piombo anche un contenitore ove si può mettere un po’ di pastura che viene rilasciata lentamente dai fori.

LO SPINNING

Per la tecnica dello spinning si usano, canne corte e robuste e mulinelli veloci e si possono catturare spigole, pesci serra, Barracuda, sugarelli, occhiate, aguglie, sgombri. Le esche per lo spinning sono artificiali, preferibilmente minnow, popper, ondulanti , esche siliconiche piombate, testine piumate. Essenziale è rendere queste esche artificiali “vive”, con frequenti cambi di angolazione della canna e di velocità di recupero. Lo spinning è efficace non solo da riva, ma anche da una barca con la quale è possibile effettuare piccole traine.

TECNICHE PER LA CATTURA DEI CEFALI NEI PORTI

I cefali hanno un ‘abboccata molto leggera che, se non si sta attenti anche ai più impercettibili movimenti del galleggiante, si corre il serio rischio di tirare su l’ amo completamente ripulito dall ‘esca. La tecnica più usata è quella con canna e galleggiante, tuttavia i cefali si possono pescare anche a fondo quando si vogliono catturare esemplari di taglia maggiore. Le zone da scegliere sono quelle con acque profonde almeno 3 o 4 metri.
La pasturazione è un ‘attività fondamentale per attirare un branco di cefali a portata di lenza; se si pastura a dovere e continuamente, si otterrà il risultato che in quel punto si concentreranno numerosi cefali.

La quantità di pastura, sufficiente per una giornata, può variare da 3 a 5 chilogrammi.
L’ esca tradizionale per il cefalo è il pane molle. La lenza, fino a profondità di 5 metri e sia che si peschi con canna fissa sia con la bolognese, va preparata utilizzando galleggianti fissi, piccoli e sensibili.

I galleggianti devono avere un peso di massimo 3 grammi. I finali più efficaci sono di fluorcarbonio 0.12/0.18mm. Le canne da cefalo devono essere lunghe dai 6 agli 8 metri; per le bolognesi, invece, non si superano mai i 6 metri di lunghezza.

Il guadino è sempre indispensabile. E’ importantissimo conoscere la misura del fondale su cui si intende pescare, poiché il cefalo è solito rimanere sul fondo rastrellandolo per cercare cibo e non preoccupandosi di quello che si offre sui livelli superiori. Il primo lancio dovrà essere fluido e delicato per non perdere il pane in aria.

Ora, considerando il fatto che il cefalo, animale timido ma curioso, si struscia sull ‘esca o la muove con la coda prima di assaggiarla, non bisogna considerare gli iniziali, leggeri spostamenti del galleggiante come abbocchi. Dopo questi esami il cefalo deciderà di assaggiare l’ esca; naturalmente il pescatore dovrà utilizzare il suo intuito per capire quando è il momento di agire.

A questo punto è bene ricordare che il cefalo, come sente una minima resistenza, sputa l’ esca e fugge via, quindi, nel dubbio, ferrare sempre immediatamente.
Una volta ferrato il cefalo, questo cercherà di mantenersi sul fondo; bisognerà quindi cercare di farlo salire verso la superficie con tentativi decisi ma delicati.

Con gli esemplari più grossi (il cefalo può superare i 2 chilogrammi), tale operazione richiede tempo ed attenzione. Quando ormai il muso del cefalo è arrivato in superficie, ecco arrivato il momento del guadino.

Ora, è buona norma sapere che, dopo una cattura, soprattutto se il cefalo è rimasto a lungo in acqua, le successive abboccate potrebbero diminuire a causa dello scompiglio; sarà quindi opportuno ricominciare la pasturazione per vincere la diffidenza dei pesci. Le stagioni più ricche da questo punto di vista sono l’ Autunno e l’ Inverno.

Di admin